Lo avevamo incontrato lo scorso 4 dicembre 2024 quando, in un dialogo denso di vita e verità, Bartolomeo Di Giovanni ci aveva raccontato la sua rinascita simbolica, scegliendo il nome Theo per marcare una trasformazione profonda, segnata dalla sofferenza ma anche da un’intensa consapevolezza spirituale. Bartolomeo Giovanni, filosofo, poeta, autore di nove opere, ci aveva parlato di Dio, di poesia, di amore e di tutte quelle crepe da cui passa la luce.
In questa nuova conversazione, Theo torna a raccontarsi. Non per ripetersi, ma per scavare ancora. Per portare alla luce quella parte di sé che vive tra l’inchiostro e il silenzio, tra la parola scritta e ciò che resta indicibile. È un viaggio dentro l’alchimia dell’anima, tra simboli, memoria e intuizione poetica. Un incontro che non è mai solo un’intervista, ma una condivisione autentica. Un ascolto reciproco tra due esseri umani che scelgono di non indossare maschere.
Abbiamo ripreso il filo del discorso con Theo: domande sincere, risposte che illuminano.
Quando sei stato battezzato e qual è il significato del tuo nome?
Sono stato battezzato il 23 Giugno 1975, ventuno giorni dopo la mia nascita col nome di Bartolomeo Giovanni, il secondo nome mi fu dato per Papa Giovanni XXIII.
Come nasce il nome Theo e che significato ha per te?
Nel 2015 dopo aver iniziato un cammino di fede, mi sono dato il nome Theo, una sorta di abbreviazione di Bartolomeo.
Quando hai iniziato a scrivere e quali autori ti hanno influenzato in gioventù?
Mi occupo di scrittura fin da quando ero ragazzino, amavo molto Leopardi.
Quali autori hanno segnato maggiormente il tuo percorso letterario?
Negli anni a seguire intensificai lo studio della letteratura, oggi tra i miei “amori” posso annoverare oltre a Leopardi, che ho stimato ancora di più grazie al mio caro amico poeta Nino Velotti.
Nel 1991 mi innamorai di Alda Merini, che si unì alla rosa dei miei beati : Dante, Petrarca, Tasso, Rimbaud, Verlaine, Baudelaire, Hölderlin, Rilke, tra i contemporanei , alcuni amici che mi stanno a cuore: Carmela Laratta, Alberto Barina, Nino Velotti ed il caro Simone Di Matteo.
Dante lo ho amato molto di più dopo aver letto e seguito il grande Giovangualberto Ceri, Maria Soresina ed il mitico Riccardo Starnotti, ovviamente non poteva mancare René Guenon.
Quando hai pubblicato per la prima volta?
La mia prima pubblicazione risale al 1995, esattamente 30 anni fa, su una rivista culturale.
Qual è stata la tua prima raccolta poetica pubblicata?
Nel 2005 pubblicai la prima silloge Diario dell’anima.
Cosa rappresenta il tuo nuovo libro Taomà nel segno dei Gemelli?
E questo anno, 2025, pubblicherò Taomà nel segno dei Gemelli, una raccolta di prosa e “poesia” e alcuni dialoghi con la amica Giovanna Fasano, che occupa una parte del mio cuore.
Questo libro è la cosa conclusione di una trilogia dedicata a quelle persone che hanno inciso il mio cammino, una renovatio dopo un periodo di grande dolore.
Come vivi l’amore e i rapporti affettivi?
Dal punto di vista sentimentale mi reputo un uomo a-normale, perché credo nell’amore per tutta la vita, considerando la fluidità dei sentimenti, l’instabilità delle relazioni, e dei vari motti diventati ideologie sterili circa l’impermanenza delle cose, cerco di vivere con un ponderato distacco le questioni di cuore.
Per quanto si possa cambiare, il mondo attorno a noi non cambia, pertanto è giusto che ci si tuteli, l’Amore è una seria questione, e non ho intenzione di giocare.
La legge di attrazione è una menzogna new-age, dei falsi guru che giustificano tutto con la parola karma di cui non capiscono un fico secco.
Hai vissuto momenti difficili. Cosa ti hanno insegnato?
Tutto sommato non mi lamento, anzi mi reputo fortunato perché ho conosciuto il dolore, ho sperimentato il significato della alchimia dell’anima, ho vissuto pienamente i due fondamentali stadi della trasformazione: NIGREDO E ALBEDO, per la RUBEDO ci si lavorerà fino alla morte.
Qual è il tuo rapporto con la morte?
Di questa non ho paura, anzi è la tensione che mi sollecita a attribuire senso ad ogni singolo istante.
Chi ti ha aiutato nel tuo cammino di fede?
Il mio cammino di fede lo devo a due grandi persone che hanno capovolto la mia vita: Shanty Prema, Luca Gavazzi, studioso di mistica ebraica e il reverendo Mario Bonfanti, fondatore della associazione Il Cerchio.
Cos’è per te la poesia?
La “Poesia”, ammesso che la conosca veramente, penso sia un gioco tra Logos e sentimenti il cui arbitro è la conoscenza delle parole che hanno un peso e talvolta sono la peggiore delle armi.
Detesto la poesia rivelata in modo chiaro come se fosse una forma diaristica di raccontarsi.
Alcuni mi hanno definito simbolista, probabilmente è vero, l’uomo è un simbolo archetipico da interpretare.
Come valuti la tua esperienza con WikiPoesia?
Grazie a Wikipoesia ho avuto maggiore visibilità, devo dire che Renato Ongania è il ponte che unisce la poesia italiana.
A chi sei particolarmente grato nel tuo percorso poetico?
Devo al prof. Calogero La Vecchia il mio profondo grazie per avermi presentato la scrittrice Bielorussa Olga Ravchenko, che gratuitamente ha tradotto i miei versi in lingua cirillica.
Che importanza ha avuto il Messico per la tua poesia?
Nel 2017 anche il Messico mi ha dato grandi soddisfazioni, traducendo Fotosintesi itinerante, e questo lo devo al giovane poeta Federico Ferraguto che mi ha presentato al Consejo National des escritores indipendentes di Città del Messico.
Dove è arrivata la tua poesia nel mondo?
I miei lavori sono arrivati anche in Israele, in Siria, grazie a due grandi poeti: Eliran Dayan e Rami Youness.
Come consideri la conoscenza nella tua vita?
Per me ogni conoscenza è un dono di Dio, un mezzo con il quale rispecchiarmi e confrontarmi.
Che significato ha per te la gratitudine?
La gratitudine è una Signora sconosciuta, però quando ti conquista la porti ovunque perché dire Grazie significa: ti concedo una parte del mio amore.
Stavolta voglio dire una cosa che non ho mai detto, cioè ho ricevuto, è vero, ma ho anche dato.
Chi desideri ringraziare oggi?
Non mi resta che ringraziare Federico Faccioli, uomo, poeta e filosofo mistico, tra i più coraggiosi che abbia mai conosciuto.