Frammenti di te: poesia, assenza e luce nell’anima ferita

Frammenti di te: poesia, assenza e luce nell’anima ferita
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Frammenti di te

Ti cerco nel silenzio che hai lasciato,
tra i frammenti di luce che ancora parlano di te,
e in me risplende l’eco della tua assenza.

Corrado Borgh

 

Frammenti di te è un componimento breve, ma ricco di significati. Ogni parola incide come una ferita luminosa. Infatti, questo testo evoca l’assenza con una delicatezza dolorosa. L’autore non nomina il soggetto perduto, ma lo rende presente con l’assenza stessa.

Il primo verso, “Ti cerco nel silenzio che hai lasciato”, introduce subito il vuoto. Tuttavia, non si tratta di un vuoto oscuro. Al contrario, è un vuoto che parla. Quel silenzio è pieno, perché conserva il ricordo. La ricerca, inoltre, è attiva: non è attesa. La persona che parla agisce, anche se nella quiete.

Poi, appare l’immagine dei “frammenti di luce che ancora parlano di te”. Qui la luce non è intera, ma spezzata. Eppure, conserva voce. Questo suggerisce che anche ciò che resta può avere valore. I frammenti non sono scarti, ma testimonianze. Parlano ancora. Resistono.

Successivamente, si legge: “in me risplende l’eco della tua assenza”. Il paradosso è evidente. Un’assenza non dovrebbe risplendere, eppure lo fa. L’eco è un suono che torna, ma qui diventa luce. Quindi, ciò che manca diventa presenza simbolica. Risplendere significa vivere, almeno dentro chi ricorda.

Questa poesia lavora per contrasto. Il silenzio parla. La luce è spezzata. L’assenza risplende. Tutto sembra negato, ma si trasforma. L’interiorità diventa luogo sacro in cui la perdita si trasfigura. Non c’è pianto, ma luce. Non c’è urlo, ma eco. E questo rende il testo toccante e universale.

Molti lettori potranno riconoscersi in Frammenti di te. Ogni persona ha vissuto un’assenza. Qualcuno se n’è andato. Qualcuno non c’è mai stato. Eppure, il cuore custodisce frammenti. Alcuni sono immagini, altri profumi, altri ancora silenzi. Tutti parlano.

La poesia non racconta una storia. Non serve. Le parole bastano a suggerire una scena interiore. Una figura cerca, ma dentro se stessa. La voce narrante è sola. Ma non si arrende. Anzi, lotta con i segni di chi non c’è. Questo gesto è già amore.

L’uso della luce è fondamentale. Non viene usata per descrivere il mondo esterno. Al contrario, illumina ciò che è dentro. La luce diventa linguaggio. Un linguaggio che parla di chi manca. Ma anche di chi resta. Chi ha perso qualcuno sa cosa significa vivere con la memoria accesa.

Il testo è breve, ma può contenere un intero universo. In appena tre versi, si passa dalla ricerca al risplendere. Ogni immagine porta con sé emozione Ogni parola ha un peso. Ogni verso è una soglia tra realtà e ricordo.

Il titolo, Frammenti di te, apre la poesia a molte interpretazioni. Non specifica chi è il “te”. Potrebbe essere una persona amata. Oppure un genitore, un amico, o anche una parte perduta di sé. Questa ambiguità rende il testo più aperto. Il lettore può inserirvi la propria esperienza.

Inoltre, i “frammenti” non sono rotture casuali. Hanno una loro bellezza. Forse, sono come il kintsugi giapponese: crepe riempite d’oro. Anche nella frattura può esserci luce. Forse, proprio lì nasce la poesia.

La scelta della forma breve rafforza il messaggio. In poesia, il silenzio tra i versi è parte del significato. Qui, ogni pausa riflette un vuoto. Ogni spazio tra le parole è un frammento. Ogni interruzione è presenza invisibile.

Il testo non ha punteggiatura forte. Non ci sono punti esclamativi o interrogativi. Questo contribuisce alla sua quiete. Ogni immagine si posa con rispetto. Non impone emozione. La lascia emergere. Così, il lettore si avvicina in silenzio. E ascolta.

Il verbo “risplende” è particolarmente interessante. Evoca luce, ma anche dignità. Non si dice semplicemente “si sente”, ma “risplende”. Quindi, l’assenza ha una sua nobiltà. Non è buio, ma qualcosa che illumina il cuore.

Nel secondo verso, “tra i frammenti di luce che ancora parlano di te”, il tempo è presente. I frammenti “parlano”, non hanno parlato. Sono vivi, non ricordi statici. Questo tempo presente suggerisce che la mancanza è attuale. Ma non sterile. Produce senso. Produce voce.

L’intera poesia sembra sospesa. Non ha un inizio netto, né una fine chiusa. È come se il pensiero fosse colto nel momento. Un attimo che si espande. Un lampo di consapevolezza che vibra nell’anima.

Molti potrebbero leggere questo testo come una poesia d’amore. Ed è vero, in parte. Ma non è solo quello. È una poesia sull’esistenza. Sulla memoria. Sull’identità. Chi siamo quando qualcuno se ne va? Cosa resta in noi? Dove cercare? Le risposte sono nei versi.

Un altro elemento importante è il tono. Non c’è rabbia, né disperazione. Solo malinconia luminosa. Una tristezza elegante. Questo conferisce al testo una maturità profonda. Il dolore, invece di consumare, trasfigura. La perdita non annienta. Anzi, trasforma il sentire.

L’interiorità, in questo componimento, si presenta come uno specchio. Ma non un vetro liscio. Uno specchio infranto. Ogni frammento riflette qualcosa. Nessuno restituisce l’immagine intera. Tuttavia, nell’insieme, emerge un senso più grande. Più complesso. Più vero.

La poesia ci invita a non fuggire dal vuoto. Ma ad abitarlo. A riconoscerlo. E, se possibile, a trasformarlo. Perché anche l’assenza può risplendere, se la guardiamo con occhi nuovi.

Inoltre, l’uso del verbo “cerco” è centrale. Non è un verbo passivo. Indica una volontà. Una scelta. Cercare significa agire. Significa continuare a vivere, pur con la mancanza. Questo è un messaggio importante. Anche nella perdita, si può cercare luce.

Infine, l’eco rappresenta ciò che torna. Non è la voce originale. Ma ne è il riflesso. Un’ombra sonora. Qui, però, non si limita al suono. L’eco diventa bagliore. È un modo raffinato per dire che la memoria può farsi presenza viva.

Frammenti di te è un testo che va letto lentamente. Ogni parola richiede tempo. Ogni immagine chiede silenzio. È poesia che non urla, ma resta. Come i ricordi più veri. Come i volti amati che il tempo non può cancellare.

Chi legge, forse, sentirà una voce propria nei versi. O forse vedrà una luce nota nei frammenti. Questo è il potere della buona poesia: essere specifica e universale insieme. Dire l’indicibile. Dare forma all’invisibile. Illuminare ciò che manca.

Alla fine, Frammenti di te non è solo una poesia. È una meditazione. Una carezza nel buio. Un modo per dire: “Ci sei ancora, anche se non ti vedo”. E questo basta per farla risplendere dentro.

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